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Salute: medicina nucleare, nuovo dispositivo per produrre isotopi in modo economico e sicuro
Un dispositivo per produrre isotopi radioattivi[1] ampiamente usati in medicina nucleare che permette una gestione efficiente, economica e sicura delle varie fasi.
Questo l’obiettivo del brevetto ideato da due ricercatori ENEA che hanno progettato, realizzato e testato il nuovo dispositivo utilizzando il reattore sperimentale TRIGA (Training Research Isotopes General Atomics) presso il Centro ricerche ENEA Casaccia (Roma).
“L’intero fabbisogno italiano di almeno due dei principali isotopi utilizzati in medicina nucleare, come 131I e 99Mo, potrebbe essere sostanzialmente coperto con l’uso di due di questi apparati, collocati in un reattore di ricerca”, spiega Antioco Franco Sedda ricercatore del Laboratorio Reattori Nucleari di Ricerca dell’ENEA e ideatore del dispositivo insieme all’altro ricercatore ENEA Gabriele Rossi.
Tra i vantaggi riscontrati, il principale riguarda il target, ovvero il materiale destinato ad essere bersagliato dalle radiazioni per produrre gli isotopi: questo dispositivo permette di re-irraggiare il target in forma di soluzione fino a centinaia di volte, evitando le complesse procedure di sicurezza che prevedono l’uso di target in forma solida, con evidenti risparmi economici e gestionali.
“Con questo apparato siamo riusciti a produrre significative quantità dell’isotopo largamente utilizzato nella diagnostica PET[2], sfruttando una doppia reazione di cattura neutronica in una soluzione acquosa di sali di litio”, sottolinea Sedda.
Nell’apparato la separazione degli isotopi può essere effettuata in modo da ricavare prodotti di elevata purezza chimica, radiochimica e radio isotopica, secondo le rigorose norme GMP (Good Manifacturing Practices) che prevedono stringenti requisiti per l’uso clinico dei radiofarmaci.
“Questo è il primo, e finora unico, apparato per l’irraggiamento di soluzioni in circuito chiuso all’interno di un reattore, cosa che non solo consente una produzione semplificata degli isotopi, ma impedisce ogni fuoriuscita o contaminazione di materiale radioattivo ”, conclude Sedda.