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posa balloon

Antartide: parte la nuova stagione della Stazione Concordia

Circa 40 progetti scientifici e l’archivio mondiale dei ghiacci.

È iniziata la nuova campagna estiva alla stazione italo-francese di Concordia con l’arrivo del primo personale tecnico sul plateau antartico, a oltre 3mila metri di altezza, nell’ambito della spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR), gestito dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per la programmazione e il coordinamento scientifico. Nell’arco della campagna estiva, che terminerà a inizio febbraio 2022, si avvicenderanno complessivamente circa 90 tra ricercatori e tecnici. Attualmente a Concordia sono presenti 54 persone: 13 nuovi invernanti (winter over DC18) che rimarranno fino a novembre 2022 per proseguire le attività durante l’inverno polare, 12 winter over uscenti della spedizione DC17 che per 9 mesi hanno vissuto in completo isolamento, 5 ricercatori, 2 militari meccanici e 22 tecnici logistici, che resteranno in base fino a febbraio 2022 insieme al restante personale in arrivo nei prossimi giorni.

Sotto la guida del capo spedizione Rocco Ascione dell’ENEA, sono riprese a pieno ritmo le attività scientifiche e logistiche che quest’anno riguarderanno 39 progetti di ricerca[1] su temi legati all’astronomia, astrofisica, sismologia, fisica dell’atmosfera, climatologia, biologia e medicina, di cui 19 afferenti al PNRA, che gestisce la base in collaborazione con l’Istituto Polare Francese (IPEV).

Tra le operazioni più innovative di questa stagione rientrano le snow cave, “grotte ghiacciate” realizzate a supporto dei progetti di ricerca internazionale “Beyond Epica” e “Ice Memory (IM)[2]. Quest’ultimo, lanciato da Francia e Italia nel 2015 e patrocinato dall’UNESCO, ha il duplice obiettivo di raccogliere e conservare campioni di ghiaccio prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo, che potrebbero scomparire o ridursi drasticamente a causa del riscaldamento globale, perdendo così la loro capacità di preservare la storia climatica.

“Abbiamo mutuato dagli Inuit i sistemi costruttivi degli iglù per creare ambienti protetti nel ghiaccio dall’elevata stabilità strutturale, con basso costo di realizzazione e ridottissimo impatto ambientale”, commenta lo station leader Rocco Ascione. “Queste snow cave - aggiunge -  saranno in grado di ospitare un archivio mondiale di tutti i ghiacciai ancora presenti sul pianeta ma a rischio estinzione”.

La prima snow cave è stata realizzata a scopo sperimentale durante la campagna estiva 2018-2019, nelle immediate vicinanze della stazione Concordia, sotto il coordinamento tecnico dell’ENEA e in collaborazione con l’IPEV. È stata scavata una profonda trincea all’interno della quale è stato posizionato un pallone gonfiato ad aria e successivamente ricoperto con neve polverizzata. Appena la neve si è trasformata in ghiaccio e la volta si è consolidata, il pallone è stato sgonfiato e si è creato uno spazio nella cavità sotterranea che non necessita di ulteriori strutture di supporto.

I primi test hanno dato ottimi risultati, tanto che durante la campagna estiva 2019-2020 è stata realizzata una seconda balloon cave, lunga 35 m con una cupola circolare di 5 m di diametro. Una sorta di garage sotterraneo per il ricovero di attrezzature e mezzi di trasporto durante l’inverno antartico. La temperatura interna, che si mantiene stabile intorno ai -55°C, offre notevoli vantaggi rispetto all’esposizione a temperature esterne di -80°C.

Sono stati posizionati all’interno delle grotte dei sensori di temperatura e, utilizzando una scansione laser, è stato riprodotto un modello 3D di entrambe le grotte. I dati sperimentali, abbinati alle simulazioni già effettuate al computer, consentiranno l’analisi della deformazione delle grotte, permettendo di valutare la resistenza complessiva della costruzione e di stimarne la durata di vita.

“Attualmente i risultati delle simulazioni appaiono incoraggianti: infatti le caratteristiche climatiche del continente antartico, con temperature estreme e precipitazioni medie pressoché nulle, lo rendono il sito ideale per la costruzione di snow cave durevoli nel tempo”, aggiunge Ascione. Si stima che le grotte, sebbene richiedano un monitoraggio regolare, perdano la metà della loro altezza originale solo dopo un secolo di deformazioni.

A Little Dome C, a circa 40km dalla Stazione Concordia, proseguiranno le attività legate all’allestimento del campo e i test del sistema di perforazione ed estrazione dei primi strati di ghiaccio, per il progetto europeo “Beyond Epica Oldest Ice”, coordinato dall’Istituto di Scienze Polari del Cnr (Cnr-Isp) a cui partecipano anche l’Università Ca’ Foscari Venezia e l’ENEA. Il progetto, che rappresenta il più grande studio sui cambiamenti climatici e si svolgerà nei prossimi cinque anni, ha l’obiettivo di estrarre dalla calotta glaciale antartica il nucleo di ghiaccio più antico della Terra, prelevandolo a una profondità di quasi 3.000 metri. Grazie allo studio, si potranno ricavare preziose informazioni sul clima terrestre risalente a 1,5 milioni di anni fa.

Come previsto per tutto il personale presente in Antartide, anche quello in arrivo a Concordia è stato sottoposto allo stringente protocollo sanitario messo a punto lo scorso anno dal Consiglio dei Manager dei Programmi Nazionali Antartici (COMNAP) per evitare la diffusione della pandemia.

È stato inoltre attivato un protocollo di vaccinazione direttamente presso la stazione per i 12 winter over DC17 uscenti, arrivati a Concordia nel novembre 2020 quando ancora non era disponibile un vaccino per il Covid-19. La lunga permanenza in un luogo così remoto riduce, seppur temporaneamente, la risposta immunitaria del personale rimasto in isolamento e la vaccinazione consentirà di limitare il rischio di complicanze legate a un eventuale contagio da Covid-19 durante il viaggio di rientro in Italia.

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Note

[1] Oltre ai 19 progetti di ricerca afferenti al PNRA, 14 sono quelli in carico all’IPEV e 6 di biomedicina gestiti dall’ESA

[2] L’Italia è tra i capifila del progetto, sotto la guida dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e l’Università Ca' Foscari Venezia, assieme alla Fondation Université Grenoble Alpes (FR). Il progetto riunisce: Paul Scherrer Institut (PSI)CNRSFrench National Research Institute for Sustainable Development (IRD-France)Istituto Polare Francese (IPEV) e il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA).

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