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campioni di riso
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Alimentazione: ENEA testa tecnologia per la tracciabilità del riso italiano

Garantire origine e qualità del riso italiano attraverso analisi in campo rapide, precise e non distruttive. È uno dei risultati ottenuti da una ricerca ENEA realizzata nell’ambito dell’infrastruttura METROFOOD-IT, finanziata dal PNRR, che punta a offrire nuovi strumenti a beneficio di produttori e consumatori.

“Per questo studio abbiamo analizzato dieci campioni di riso della cultivar Carnaroli provenienti da altrettante località italiane[1] e coltivati con metodologie differenti. I risultati che abbiamo ottenuto dimostrano che le tecniche che abbiamo applicato in campo sono un efficace strumento per l’identificazione di tipi di riso della stessa varietà e sono potenzialmente utili per conoscere l’area e i metodi di coltivazione”, spiega Claudia Zoani, ricercatrice della Divisione ENEA di Sistemi agroalimentari sostenibili e coautrice dello studio insieme ai colleghi del Laboratorio ENEA di Diagnostica e metrologia coordinati dalla ricercatrice Antonia Lai. 

Grazie a una particolare tecnica di analisi, i ricercatori ENEA hanno ottenuto informazioni molecolari dettagliate per ogni chicco[2], identificando una sorta di ‘carta d’identità’ attraverso la raccolta di ben 45 spettri di luce[3] per ogni campione, equivalenti a ‘fotografie’ della loro composizione chimica. I dati così acquisiti sono stati elaborati utilizzando metodi statistici avanzati che hanno permesso di differenziare i campioni in due principali gruppi in relazione alla metodologia di semina (interrata o in acqua). Questi gruppi, pur mostrando una parziale sovrapposizione, hanno evidenziato chiaramente la capacità del modello di rilevare differenze nei metodi di coltivazione attraverso sottili variazioni chimiche.

La coltivazione del riso in Italia è diffusa principalmente in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia, seguendo in gran parte il corso del fiume Po. La qualità di questo cereale è influenzata in modo significativo dall’area geografica di coltivazione, grazie alle peculiarità dell’ambiente naturale che comprendono la qualità del suolo e dell’acqua. In Italia il riso è sottoposto a un controllo rigoroso della filiera, volto a garantire e a certificare la sua origine.

Tra le varie tecnologie disponibili a questi fini c’è la spettroscopia Raman che i ricercatori ENEA hanno impiegato per questo studio: si tratta di una tecnica all’avanguardia che utilizza l’interazione tra luce e molecole per identificare la composizione chimica, distinguere tra materiali simili e persino tracciare l’origine e i metodi di produzione attraverso analisi non distruttive. Un altro vantaggio di questa tecnologia è la possibilità di eseguire analisi rapide, senza bisogno di manipolazioni o pretrattamenti particolari dei campioni, garantendo una notevole risoluzione spettrale (3 cm⁻¹). E per queste sue caratteristiche viene impiegata in molti settori che spaziano dall’industria chimica alla medicina, fino ai beni culturali, trovando utili applicazioni anche nel settore alimentare, ad esempio per l’analisi di autenticità, qualità e tracciabilità dei prodotti.

“I risultati che abbiamo ottenuto ci incoraggiano a proseguire con ulteriori classificazioni del riso basate su aspetti differenti, come il tipo, l’area di coltivazione, la gestione del terreno di semina e la fertilizzazione. Tali ricerche rafforzano in modo significativo la reputazione del riso italiano, valorizzandolo a livello globale e aprendo la strada a tecnologie analoghe per la tracciabilità e il controllo qualità di altre filiere agricole”, conclude Claudia Zoani.

Per maggiori informazioni:

Claudia Zoani, ENEA - Divisione Sistemi agroalimentari sostenibili,

Note

[1] Crescentino (Vercelli), Bigarello (Mantova), Bovolone (Verona), Gaggiano (Milano), San Giuliano Milanese (Milano), San Zenone Po (Pavia), Castello d’Agogna (Pavia), Granozzo Monticello (Novara), Jolanda di Savoia (Ferrara) e Porto Viro (Rovigo).

[2] Su ogni chicco sono stati scelti cinque punti di analisi, con tre ripetizioni per ciascun punto, al fine di verificare l’accuratezza dei risultati spettrali. Complessivamente, per ogni campione sono stati raccolti 45 spettri Raman.

[3] I picchi spettrali individuati, ad esempio alle lunghezze d'onda di 478 cm⁻¹, 865 cm⁻¹ e 934 cm⁻¹, sono associati, secondo la letteratura, ai principali componenti molecolari del riso come amido, proteine e acidi grassi.

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